SMOKE ON THE WATER
Oggi parleremo del FUOCO GRECO
Una vera piaga per i nemici dell’impero bizantino.
(Ne sanno qualcosa gli arabi che nel 717 ne subirono i devastanti effetti durante l’assedio di Costantinopoli.)
In un contesto tecnologico in cui le flotte erano costruite con legno, pece e fibre vegetali avere a disposizione una mistura incendiaria che l’acqua non solo non poteva spegnere, ma addirittura rinforzava, rappresentava un vantaggio da custodire gelosamente.
La ricetta di questa prodigiosa mistura era nota soltanto all’imperatore e pochi altri, e la pena per la sua diffusione era la morte.
L’espressione “fuoco greco” era utilizzata soprattutto dai popoli stranieri, poiché i bizantini (che facevano parte dell’Impero Romano d’Oriente) lo chiamavano “fuoco romano” o “fuoco liquido”.
Oggi si ritiene che il composto fosse una miscela di pece, salnitro, zolfo, petrolio, nafta e calce viva.
Proprio la calce viva (più esattamente denominata ossido di calcio, con formula chimica CaO) è responsabile dell’effetto più sorprendente del fuoco greco.
La calce viva reagisce violentemente con l’acqua, la reazione è fortemente esotermica (sviluppa calore per effetto della minore energia chimica dei prodotti rispetto ai reagenti).
I tentativi di estinguere le fiamme finivano quindi per ottenere l’effetto opposto.
Lo storico Marco Greco ci fornisce una semplice ricetta di tale miscuglio e afferma che l’unico modo per spegnerlo era quello di usare sabbia, urina o aceto.
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