
I DIALOGHI TRASVERSALI SVELANO I PERSONAGGI
A volte, scrivendo i dialoghi, si tende a dimenticare un fattore importantissimo: se usi le parole giuste, scritte in maniera giusta, faranno il grosso del lavoro in termini di caratterizzazione dei personaggi.
Mi spiego meglio.
Molto spesso, mi capita di vedere un abuso di DIALOGUE TAG (o di sintagmi di legamento, se vogliamo dirlo all’italiana).
Un sacco di “mentì”, “provocò”, “continuò”, “stuzzicò”, “s’intromise”… tutte cose che all’80% non servono, se i dialoghi sono gestiti in maniera brillante.
Perché ci si dimentica sempre che, oltre alla strutturazione di una scena consona ad accogliere un certo scambio di battute, le parole dette hanno una potenza invidiabile; e che sono veicolo di significati stratificati e sottotesti che il lettore è perfettamente in grado di cogliere, a patto che i dialoghi siano TRASVERSALI.
I dialoghi DIRETTI, difficilmente sono interessanti.
«Hai portato fuori il cane?»
Che si risponda «Sì» o «No» non fa alcuna differenza. Perché difficilmente questo avrà un impatto che ci possa dire qualcosa del personaggio che ha espresso la battuta.
Però, si può fare molto di più.
Si può prendere quella semplice battuta e cambiare il modo di rispondere.
Per insinuare e stabilire che fra i personaggi ci siano dinamiche concrete, “non-detti”, livelli di subordinazione, conflitti e confidenze. Che attraverso le parole verranno DIMOSTRATI (anche solo lasciandoli intuire) senza doverli SPIEGARE al lettore.
«Hai portato fuori il cane?»
«È il 𝘵𝘶𝘰 cane.»
«Hai portato fuori il cane?»
«Smettila di trattarmi da idiota!»
«Hai portato fuori il cane?»
«No, ma l’ho mandato fuori con un paio di birre e due squillo di lusso. Non credo che tornerà tanto presto.»
«Hai portato fuori il cane?»
«Siamo stati alla ciclabile. Sai chi abbiamo incontrato? Quella che ha messo le corna al marito, scappando con il figlio del meccanico blablabla…»
«Hai portato fuori il cane?»
«Ehm… quale cane?»
«Hai portato fuori il cane?»
«Guarda, lascia stare. Siamo finiti dal veterinario per un forasacco…»
In ognuna di queste risposte si annida un “Sì” o un “No”.
E, da ognuna di loro, si riesce a capire un po’ della persona che ha espresso le parole, e del rapporto fra i parlanti, senza bisogno che ci venga spiegato chissà cosa.
Voi sapreste immaginarvi CHI ha risposto alle battute e perché l’ha fatto in quel modo?
Immagino di sì.
Se ci pensate bene, avere battute di dialogo più trasversali, abbatte di molto la necessità dei DIALOGUE TAG perché fa in modo che le informazioni necessarie a “completare” la battuta diminuiscano sensibilmente. Al punto che sarà semplicemente più soddisfacente per il lettore e per l’autore creare un “dialogo in azione”, sostituendo ai DIALOGUE TAG dei BEAT (o degli intercalati funzionali, se vogliamo dirlo in italiano).
Cioè delle piccole azioni che ci aiutino a visualizzare cosa stia succedendo fra i personaggi e che saranno utili al lettore a costruirsi in autonomia l’idea personale di quello che avviene. Perché le persone, quando interagiscono fra di loro, si muovono e si atteggiano. Non sono statue di sale con la bocca mobile.
Comunque… Voi l’avete portato fuori, il cane?
(Se non vi ricordate cosa siano i DIALOGUE TAG e i BEAT, potete cliccare QUI per raggiungere l’articolo che ne parla. Procioni curiosi…)
#ImpariamoInsieme
#DialoghiTrasversali #NessunoPortaMaiFuoriIlCaneSuQuestaNave
#Beat #DialogueTag
#UnProcioneAlGiorno…
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