DISTANZA EMOTIVA,  EMPATIA,  IMPARIAMO INSIEME ~ TECNICHE NARRATIVE,  MORALE,  NARRATORE E NARRAZIONE,  NARRATORE ONNISCIENTE,  UN PROCIONE AL GIORNO

LA SCELTA DEL NARRATORE NON È UNA SCELTA STILISTICA

Perché siamo tanto legati all’idea che un NARRATORE ONNISCIENTE sia la scelta giusta per il nostro libro?

E perché invece, spesso (troppo), rovina una storia, sbattendoci fuori?

Ognuno di noi è legato alla “voce” di un narratore che ha amato alla follia. Che lo ha accompagnato all’interno della storia e che gli ha dato gli strumenti per apprezzarla.

Ma perché alcuni funzionano così bene, e altri no, col pericolo costante di diventare addirittura fastidiosi?

Perché, la scelta del narratore, non è una scelta stilistica.

I narratori onniscienti del passato non funzionavano bene perché l’autore si pavoneggiava attraverso la storia, lo facevano per ben altro motivo. La loro funzione non era quella di intervenire “perché sì”.

Il narratore onnisciente è una TRAPPOLA in cui cade chi non ne comprende il vero senso.

Scrivere dalla postazione di Dio è “apparentemente” più semplice: vedo tutto, so tutto, ti snocciolo le cose che voglio in sequenza e amen. D’altronde che me li sono fatti a fare tutti gli schemi mentali sui personaggi e sulla trama se non posso avere questo potere gestionale?

Eh, sì. Peccato che non sia solo questo.

Ogni narratore onnisciente che abbia mai funzionato gestisce il coinvolgimento emotivo del lettore.
Perché, citando Katherine Mansfield, “la verità è che ogni vero amante dei romanzi accarezza l’idea che lui solo — leggendo tra le righe — è diventato amico intimo dell’autore”.

E questo è vero. Chi di voi non si sente in qualche modo “legato” agli autori che ama? Che sia Tolkien, Stephen King, la Rowling o Cassandra Clare, non ha importanza.
L’autore diventa il custode emotivo di ciò che proviamo e abbiamo provato, e si accomoda in un angolo della nostra coscienza.

E come fa l’autore (attraverso il narratore) a gestire il coinvolgimento emotivo?

Con la scelta adeguata delle parole?
Con ciò che ci permette di sapere?

Sì e no. Queste sono conseguenze legate a una consapevolezza più grande. Sono il mezzo con il quale opera. Sono il bisturi sulla nostra pelle.

Il narratore che funziona è quello che ci mostra i valori di riferimento a cui la storia si appella. E permette l’equilibrio emotivo necessario a farla comprendere al lettore. È la chiave di volta che tiene in piedi la storia. Non può essere un vezzo stilistico e stop. Ha una specifica funzione.

I bravi autori questo lo sanno e si adoperano per metterlo in pratica.

Parlando di Jane Austen nel romanzo “Emma“, Wayne C. Booth diceva che:

“L’illusione drammatica della sua presenza come personaggio non è meno importante di qualsiasi altro elemento della storia. Quando lei interviene, l’illusione non è distrutta”.

(Retorica della Narrativa)

Il suo intervento non mina il coinvolgimento, in qualche modo lo esalta, integrandosi.

Allora è giusto usare il NARRATORE ONNISCIENTE?

Dire sì è molto pericoloso, come dire assolutamente no.
La migliore risposta probabilmente è: non ora.

Il narratore onnisciente è comunque un filtro che determina una distanza fra lettore e storia.
In una ricerca di immersione, di vividezza esperienziale, il narratore onnisciente è un freno (con l’ABS e il freno a mano tirato insieme).

Ha senso SOLO in specifici contesti.
(Quindi scordatevelo finché non avrete capito quali siano davvero).

Avere un narratore più immerso aumenta esponenzialmente la possibilità di immedesimazione e favorisce il coinvolgimento emotivo.

Ma questo non vuol dire che TUTTI i personaggi siano giusti per diventare un narratore efficace.

La scelta deve comunque cadere sul personaggio (o personaggi) più adatto ad adempiere allo stesso compito.
In grado di operare non solamente sul comparto tecnico, mostrando le scene in modo coinvolgente, ma anche in grado di gestire la scala di valori adeguata alla fruizione della storia. E a creare l’equilibrio giusto fra DISTANZA e SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO.

È una scelta di efficacia morale, più che stilistica o tecnica.
Ascoltate la vostra storia nel profondo e scegliete i personaggi punto di vista con cura.

Non si gioca con i sentimenti, soprattutto con quelli delle storie.

 

#morale    #sospensionedelgiudizio

#distanzaemotiva

#narratoreonnisciente

#unprocionealgiorno…

© Redazione Coffa ~ Erika Sanciu. Tutti i diritti riservati.

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