QUALI DIFETTI?!?
Gestire adeguatamente la distanza fra lettore e personaggio opera un controllo anche sul giudizio che si matura su di esso.
Eh?
Ok, proviamo a renderlo più semplice.
Sappiamo che per creare EMPATIA dobbiamo mettere in connessione il lettore con il personaggio, in modo che prenda sul personale quello che succede al personaggio e che “faccia il tifo” per lui (o no) a seconda del ruolo che ricopre nella storia.
È più facile quando abbiamo un personaggio “moralmente” buono. Perché, con tutta probabilità, tenderà a fare scelte “giuste” che lo metteranno in buona luce agli occhi del lettore.
Olè, problema risolto. D’ora in avanti tutti a scrivere di paladini. Giusto?
E invece no.
Per avere dei personaggi ben caratterizzati, non ci si può dimenticare di inserire dei difetti.
I personaggi perfettini non piacciono a nessuno. Perché la perfezione è sempre farlocca e posticcia.
Ma come si gestisce il difetto?
Con cautela.
E rimanendo sempre in equilibrio sulla SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO.
E che roba è?
Diciamo che la SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO sta a un libro come il TRANSITO sta al Monopoli.
Ogni volta che ci immergiamo dentro a una storia, siamo consapevoli che lo sia, e soprattutto che ciò che avviene al suo interno non ha ripercussioni sul mondo tangibile che ci circonda.
Automaticamente siamo spinti ad essere di manica larga sul concetto di giusto e sbagliato. Purché sia supportato da motivazioni forti.
Uccidere è sbagliato.
Nulla da eccepire.
Ma, se il nostro personaggio si trova in difficoltà e deve scegliere fra scappare per salvarsi la pelle o uccidere il cattivone che minaccia di morte il proprio bambino, tifiamo perché lo divida in due come una cozza con il coltellino per sbucciare la frutta.
Perché il concetto di MORALE a cui ci appelliamo non è la morale comune, ma la morale aderente al personaggio: lui fa scelte in linea con la sua di morale.
Pensiamo a un personaggio come Dexter (nella serie TV). È un serial killer, ma nonostante questo tifiamo per lui.
Questo perché viene dosata con cura la distanza emotiva fra noi, lui (con le sue ragioni) e il dolore che infligge alle sue vittime.
Equilibrio.
Significa che noi non vediamo i suoi difetti?
Mmmh… Ni!
Significa che sul piatto della bilancia il motivo per cui lo fa ha più peso di ciò che fa, nonostante tutto. Per questo, lui transita sulla nostra PRIGIONE MORALE incolume e può dirigersi alla volta di Via Accademia, sano e salvo.
Se la distanza è troppa?
Il nostro “Incolpometro” sale e noi cominciamo a biasimarlo. A distaccarci da ciò che fa e a distaccarci dalla storia stessa.
Ma se la distanza è troppo poca, non va bene comunque.
Quello che può succedere è che possa diventare “troppo simpatico” e che questa eccessiva empatia ci faccia dimenticare che ha dei difetti, portandoci a giustificarlo troppo.
«Eh, che vuoi che sia uccidere la gente ogni giorno… un terrapiattista in più, un terrapiattista in meno. Inezie.»
Tendenzialmente, non si può biasimare chi vuole spazzolare via uno o più terrapiattisti. Siamo tutti d’accordo.
Ma dalla storia noi vogliamo trarne uno spunto per riflettere, vogliamo sperare che il nostro personaggio cambi, si trasformi; si evolva.
Non c’è evoluzione in uno stallo emotivo.
Bisogna mantenere quella lucidità necessaria che ci permetta di mettere a fuoco gli errori che commette durante il tragitto. Se impara lui, impariamo qualcosa anche noi di conseguenza.
Quindi la distanza giusta è quella che ci permette di maturare un sentimento concreto (derivato dalla rappresentazione di un’esperienza intima del personaggio), ma che non generi un totale obnubilamento nei suoi confronti.
Sospensione del giudizio sì, ma cieca condiscendenza no.
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#morale
#unprocionealgiorno…
Caccia ai terrapiattisti fra 3… 2… 1…
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