DALLA COFFA CON FURORE,  IMPARIAMO INSIEME ~ TECNICHE NARRATIVE,  NON-RECENSIONI

SULLE CORDE DI UN RICORDO

Voi lo sapete meglio di me: ci sono storie che sentono l’esigenza di essere raccontate. Altre invece è fondamentale ascoltarle. E poi, ce ne sono alcune, che beh, ti si conficcano nella testa e nel cuore, perché è giusto che stiano lì, a insegnare qualcosa e a mettere radici profonde.

Come si può dare un senso alla morte, in funzione della vita, cercando di spiegarlo a un bambino?

Eh.
Potrei dire: “semplificando” (che non è mai un’opzione sbagliata), ma di sicuro non è facile.

Gli adulti vedono la morte come una condanna. Il ticchettio spietato che ti strappa a coloro che ami, e a te stesso.
Seppur con tutto l’impegno possibile, e anche se di fatto è parte integrante del processo vitale, rimane qualcosa di ostico: come le patatine inzuppate nell’Actimel o i funghetti sott’olio nello yogurt alle fragole, per dire.

Sì, lo so, immaginarlo è vomitevole, ma dopo esserne stata testimone, mi dico che tutto è possibile, e quindi il modo esiste.
Basta parlarne in un contesto in cui la morte non è vista meramente come la “perdita” di una vita, ma come la sua più somma “celebrazione”.

E qual è il posto migliore del Messico per farlo? Non c’è!

Ma per fortuna il Messico sì, e anche la ricetta del guacamole, ma soprattutto esiste la Disney, che frulla un sacco di ingredienti in Coco e li spalma sul nacho croccante della poetica più travolgente.

Ok, vuoto il sacco. Sono andata a vederlo senza aspettative. Nonostante tutti ne parlassero in modo entusiastico, io ero scettica. Non che film di questo genere mi abbiano mai deluso, ma non sapevo bene cosa aspettarmi da un bimbo con la voglia di suonare la chitarra. Mi immaginavo qualcosa di carino, ma non qualcosa di così coinvolgente e toccante.

Miguel è… Miguel. Un bambino che ha la passione per la musica. Un bambino che ha alle spalle una famiglia presente, solida, invadente, affettuosa, numerosa, e ingombrante.
Soprattutto nella scelta degli ideali da perseguire.

La famiglia sa essere soffocante: specialmente quando vuole imporci un modo di pensare vincolante a discapito del nostro.
Trovare la propria individualità all’interno di un contesto così serrato non è semplice, soprattutto se quello che offre non è altro che “il tuo bene”.
Perché è più legittimo ribellarsi a chi ci fa deliberatamente del male, piuttosto che affermarci come individuo facendo “soffrire” chi ci vuole fare del bene.

Ma è depositaria di un tesoro inestimabile: il ricordo di chi ci ha preceduti. Ricordare chi non c’è più, in qualche modo li tiene ancora vicini a noi.

Ma perché ci ha emozionato così tanto? Perché i temi trattati ci fanno piangere come se non avessimo dignità?

Un po’ è perché alcune tematiche sono universalmente intime, toccano corde profonde e, arpeggiandole, portano a galla sentimenti comuni.
Un po’ è perché vi è un uso sapiente dei CORRELATIVI OGGETTIVI.

Eh? Che ho detto?

Il correlativo oggettivo è generalmente un oggetto, un simbolo, una frase, che racchiude un denso significato emozionale.
Volete un esempio?
L’avete visto “Up”? La casa volante è un correlativo oggettivo. Per Carl rappresenta Ellie, il loro amore e il loro passato insieme. Quando lui riesce a lasciare andare la casa che si è trascinato dietro con fatica, non solo abbandona l’oggetto in sé, ma il fardello di quello che era il rimpianto di una vita vissuta senza averle dato ciò che realmente avrebbe voluto. Così riesce ad andare avanti e a concentrarsi su una nuova avventura.

Coco ne è pieno.
Cosa rappresentano i fiori e i suoi petali?
La chitarra?
La fotografia?
La canzone?
La musica?

Ognuno di essi è una chiave fondamentale per scavare nell’inconscio dello spettatore.
E il valore aggiunto è che, di volta in volta, il significato di ogni singolo Correlativo Oggettivo muta, sia in base ai personaggi che in base allo svolgimento della storia.

La MUSICA stessa, per esempio, ha mutevoli significati.
Per Imelda è l’abbandono che ha portato alla solitudine, e che poi trasforma in un credo proibizionistico per l’intera famiglia.
Per Miguel è una profonda passione e la possibilità di libertà, ma anche un modo per affermare la propria individualità e quindi una scappatoia da perseguire per un fine più alto.
Poi assume il significativo legame fra i due antenati, e ancora un nuovo legame di fiducia, la possibilità di mettersi alla prova, il biglietto da visita per arrivare a essere notati, il lasciapassare per vivere come si preferisce, per poi mutare ancora e diventare un tradimento, cieca avidità e bramosia, e di nuovo il modo per risolvere tutto.

Quello che fa grande una storia come questa, che fa grandi tutte le storie, è la capacità di provare empatia per i personaggi che vediamo in scena.

Comprendere questo meccanismo aiuta a scrivere meglio. Perché nulla viene lasciato al caso. Ogni oggetto, ogni parola, deve avere una stretta attinenza con ciò che si vuole trasmettere._

Perché in “Ghost” la parola “idem” è più importante di “dille che la amo”?
Per lo stesso identico motivo.

In Coco, quindi, arpeggiare un ricordo cantando, non è solo affermare sé stesso, ma restituire la dignità perduta e riconsegnarla ai legittimi depositari: i membri della famiglia.

Voi siete riusciti a non diventare azionisti della Kleenex guardandolo?
Non vi sembra che abbia ancora più valore ora che sapete cosa vi ha aiutati a emozionarvi?

Guardatelo e fatemi sapere…

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#ImpariamoInsieme
#DallaCoffaConFurore
#NonRecensione

Coco ~ Disney Pictures

© Redazione Coffa ~ Erika Sanciu. Tutti i diritti riservati.

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